Integratori alimentari: il Coronavirus spinge i consumi

Diverse ricerche di mercato confermano un’impennata dei consumi di integratori alimentari da parte degli italiani.

Stando ai dati del Global Wellness Institute rilasciati ad inizio dicembre 2021¹, sebbene il mercato del benessere abbia subito un drastico shock nel 2020 in Europa, passando da 1.142 bilioni di euro del 2019 a 1.012 bilioni nel 2020 (-11.4%), i prodotti relativi all’alimentazione sana, la nutrizione e la perdita di peso hanno mostrato una crescita annua del 3.6%.

Gli altri settori facenti parte del mercato del benessere che si sono distinti invertendo la tendenza negativa sono (valori a livello globale):

• l’immobiliare orientato al benessere (+22.1%)
• la cura della salute mentale (+7.2%)
• la salute pubblica e la prevenzione (+4.5%)

Secondo il medesimo studio, nello stesso periodo di tempo i settori che hanno subito maggiormente una riduzione di quote di mercato sono bellezza e cura della persona (-13.0%), attività fisica (-15.5%), turismo del benessere (-39.5%), spa (-38.6%), e centri termali (-38.9%).

Il mercato si sta dimostrando quindi particolarmente reattivo sul tema benessere e la prevenzione tramite una corretta alimentazione.

Dati che confermano quanto già analizzato sul mercato circoscritto al territorio italiano dalla “NewLine – Ricerche di Mercato” a giugno dell’anno scorso relativamente al fatturato del settore degli integratori in farmacia, che ha visto un aumento del 4,5% (da gennaio a giugno 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020).

I segmenti che maggiormente stanno contribuendo alla crescita del canale farmacia sono gli integratori connessi al periodo pandemico, quali quelli legati al miglioramento delle funzioni immunitarie, le vitamine ed i coadiuvanti del benessere mentale.

IntegratoriItalia (l’associazione di categoria Unione Italiana Food aderente a Confindustria), in collaborazione con Avedisco (Associazione Vendite Dirette Servizio Consumatori) fa notare come, oltre ad una naturale tendenza nei consumatori negli anni ad una maggiore attenzione alla salute ed al benessere psicofisico, la pandemia abbia contribuito all’incremento del 7,4% del fatturato del settore degli integratori alimentari nel primo semestre dell’anno rispetto allo stesso periodo 2020, registrando un volume d’affari complessivo di oltre 2 miliardi di euro.

Oggi l’Italia registra la quota di mercato europeo più alta di fruitori di integratori alimentari, il 27%, seguita da Germania (18%) e Francia (8%) (dati: FederSalus).

A  cambiare sono anche le modalità di acquisto. La rete delle farmacie e parafarmacie conferma il suo ruolo primario nella distribuzione, seguita dalla grande distribuzione, ma cresce a ritmi importanti la distribuzione online, di pari passo con gli investimenti delle aziende del settore nell’e-commerce.

Come si spiega tale boom degli integratori alimentari?

La tesi di IntegratoriItalia, che trova conferma anche nella VI indagine di settore “La filiera italiana dell’integratore alimentare” condotta dal Centro Studi FederSalus, il 58% degli italiani fa uso di integratori alimentari a livello preventivo, ovvero come supporto fisico per rafforzare il sistema immunitario e gestire lo stress e l’ansia derivanti dalla pandemia.
Si conclude quindi che l’aumento di vendite di integratori alimentari possa essere riconducibile alla consapevolezza collettiva sull’effetto positivo degli integratori sul sistema immunitario e sulla salute mentale.

Alimentazione e sistema immunitario

La nostra alimentazione invero è strettamente legata al sistema immunitario del nostro corpo. Un’alimentazione non corretta porta ad un maggior rischio di contrarre infezioni batteriche, virali e di altro tipo in quanto la dieta carente di uno o più nutrienti può compromettere la produzione e l’attività delle cellule immunitarie e degli anticorpi.
È confermato come fornire al proprio corpo quantità adeguate di macronutrienti, sali minerali e vitamine essenziali permetta un corretto metabolismo e porta ad una sana costituzione e, di conseguenza, una maggiore prontezza al livello di risposta alle infezioni.

Per tale motivo è fondamentale che si presti attenzione nel perseguire una corretta dieta alimentare, in particolare durante questa fase storica particolarmente critica di pandemia Covid-19.

Nutrienti e Covid-19: c’è un nesso?

Al momento non esistono studi conclusivi su una relazione diretta fra l’assunzione di nutrienti ed il rischio di contrarre il virus Covid-19. Ne sull’eventuale ruolo di essi nel ridurre l’intensità delle reazioni del corpo in caso di contrazione.

D’altro canto, è ampiamente dimostrato in letteratura quanto stati di malnutrizione o alterato indice di massa corporea (IMC/BMI) influenzino negativamente il sistema immunitario, rendendo i soggetti maggiormente predisposti alla contrazione di infezioni virali. Vi sono infatti molti studi condotti negli anni in relazione al rapporto che insiste fra diversi nutrienti ed altre forme di infezioni.

Ne citiamo qualche esempio.

Zinco

Livelli di zinco inadeguati limitano la capacità dell’individuo di garantire una risposta immunitaria adeguata alle infezioni. L’integrazione orale di zinco riduce il tasso di incidenza delle infezioni respiratorie acute del 35%, riduce la durata dei sintomi influenzali e migliora il tasso di recupero.

Essendo un immunostimolante poiché ha un ruolo molto importante nella maturazione e nella differenziazione delle cellule immunitarie, promuove lo sviluppo dei linfociti e la produzione degli anticorpi. I soggetti che presentano una carenza di zinco hanno maggior rischio di contrarre malattie infettive, disturbi autoimmuni e cancro.

Studi scientifici dimostrano che il 17.3% della popolazione mondiale è carente di tale minerale ², e che tale percentuale sale oltre il 20% nei paesi più poveri ³ .

Vitamina C

Oltre alla vitamina D sono stati riscontrati innumerevoli benefici dalla somministrazione della vitamina C, infatti, essa svolge un’azione immunostimolante, quindi sia preventiva che curativa delle infezioni batteriche ma specialmente di quelle virali.
Queste azioni sono garantite in quanto la vitamina C stimola la sintesi dei neutrofili e la loro capacità di fagocitare (chemiotassi). Rafforza, inoltre, la proliferazione e la funzione dei linfociti.

Vitamina D

La carenza di vitamina D è particolarmente diffusa in tutto il globo terrestre, con una percentuale che si aggira intorno al 50% della popolazione mondiale.

In diversi studi clinici è stato dimostrato che l’ integrazione di vitamina D possa ridurre il rischio di influenza e, purtroppo,  La carenza di questa vitamina è associata a malattie cardiovascolari (CVD), diabete di tipo 2, cancro, depressione, peggioramento della salute delle ossa e ad una funzione immunitaria inadeguata.

Approfondimento: effetti dei nutrienti sul sistema immunitario: dagli amminoacidi alle vitamine

Covid-19 e integratori alimentari

Quindi sebbene non vi siano dati sufficienti per concludere che vi sia una correlazione fra gli effetti degli integratori alimentari ed il rischio di contrarre il Covid-19, vi sono sufficienti prove che indicano come i supplementi di diversi nutrienti possano ridurre il rischio e la gravità di alcune infezioni virali, in particolare tra le persone con fonti alimentari inadeguate.

Per migliorare l’efficienza del sistema immunitario, è consigliabile includere alimenti specifici nella dieta che conferiscano azioni antiossidanti, come frutta, verdura, noci (per il loro contenuto di omega-3), soia.

In alternativa, diverse ricerche suggeriscono che l’uso di supplementi alimentari a base di sali minerali e vitamine possano migliorare la risposta immunitaria, rinforzino il sistema immunitario e riducano il rischio di infezioni.

Stile di vita sano

Una strategia vincente, pertanto, è quella di adottare un regime dietetico adeguato ma anche uno stile di vita sano al fine di aiutare notevolmente la risposta immunitaria all’infezione, adottando tutti quei comportamenti che possano sia prevenire l’infezione che migliorare l’esito dei contagiati”.